L'entrata della grotta di Fels, Isola di Lelepa, dove morì Roi Mata |
La scoperta
Del capo dei capi Roi Mata l'esistenza stessa non è stata confermata se non nel 1967, quando l'archeologo Josè Garanger guidò uno scavo nell'Isola di Artok, rinvenendo una cinquantina di scheletri e confermando le leggende che lo volevano sepolto lì con la sua famiglia.
La data della scoperta, 1967, distava circa sette secoli dall'anno in cui morì Roi Mata secondo le leggende locali: il tutto è curioso se si pensa che, dopo la sua morte, era stato proclamato dagli indigeni un taboo lungo proprio 700 anni, ovvero il divieto assoluto di toccare il suolo dell'Isola di Artok in rispetto alla fama del grande re.
Appena trascorsi i 700 anni, l'archeologia avrebbe riportato alla luce i resti di una delle figure più influenti della storia di Vanuatu, la cui storia ha portato l'UNESCO, nel 2008, a dichiare patrimoni dell'umanità la tomba di Roi Mata e la grotta di Fels, una cavità nel tufo vulcanico profonda 47 m dove egli morì.
Il presunto scheletro di Roi Mata |
Si dice che Roi Mata potesse controllare la quantità di pioggia sui campi e l'abbondanza di pesce lungo le coste. Questa è probabilmente una leggenda che la memoria orale degli abitanti di Vanuatu ci ha consegnato.
Si dice però anche che, dotato di grande carisma e magnetismo, Roi Mata fosse riuscito per primo a riunire le numerose e aggressive tribù cannibali delle Vanuatu di 800 anni fa, stabilendo una pace duratura, aumentando il potere delle donne, diminuendo il numero di duelli fra clan e unificando sotto il suo potere diverse isole. Questa, invece, è probabilmente una storia realmente accaduta. E come tutti i grandi e carismatici capi della storia, anche lui ha un posto di riguardo nella storia del suo paese.
Il rituale della pace, oggi rappresentato dagli indigeni per i turisti, fu in origine una festa creata da Roi Mata per cementificare l'unione tra i villaggi |
A sollevare molti interrogativi non è tuttavia solo la vita del grande re, ma anche e soprattutto la sua morte.
Le leggende dicono tutte che Roi Mata morì dopo aver mangiato. Sulla causa, però, non c'è accordo univoco: alcune dicono che egli morì dopo essere stato avvelenato dal fratello, geloso del suo potere, e altre che morì a seguito di un'indigestione.
Rappresentazione di Roi Mata, grotta di Fels |
Presso Artok il grande re fu sepolto assieme ad una cinquantina di altri individui, i quali si erano sacrificati, volenti o nolenti, per poterlo accompagnare nell'aldilà. Tra di essi c'era almeno una delle sue dieci mogli e vari individui anziani, ammalati, orfani, o presunte streghe: tutti "scomodi" alla società e quindi epurati volentieri, tramite avvelenamento, strangolamento o sepoltura da vivi.
Infine, fu dichiarato il tabù e l'inviolabilità dell'isola (fanua tapu): secondo gli indigeni, sulla tomba di Roi Mata non sarebbe ricresciuta la rigogliosa vegetazione che ricopriva il resto di Artok, e infatti, quando nel 1967 Garanger esplorò l'isola, scoprì il sito della sepoltura proprio al di sotto di una radura completamente spoglia nel mezzo della foresta tropicale.
La mancanza di presenza umana, anche di semplici navigatori indigeni che osassero approdare per dormire o rifugiarsi da una tempesta, ha reso Artok un paradiso per la sua flora e la sua fauna.
Un magnifico giardino naturalistico degno di ospitare la salma del più grande re di Vanuatu.
L'isola di Artok |
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