Il "tiki sorridente" |
I siti archeologici di Hiva Oa:
A Hiva Oa, l'isola più ricca di storia dell'arcipelago, situata a sud, visse ed è sepolto il famoso pittore francese Gauguin, anche se la storia di questo posto iniziò molto prima dell'arrivo degli uomini bianchi.
Ambasciatori della cultura di Hiva Oa sono soprattutto i tiki, figure scolpite nella pietra basaltica diffuse anche nelle Isole della Società, nelle Isole Cook e in Nuova Zelanda, che rappresenterebbero, nella tradizione delle Isole Marchesi, i volti dei primi uomini sulla terra o, secondo altre interpretazioni, dei e semi-dei che risiedono nell'aldilà e che hanno dato origine al genere umano.
I tiki delle Isole Marchesi sono in assoluto i più grandi e i più numerosi della Polinesia, e a Hiva Oa se ne trova la maggior concentrazione.
I tiki del villaggio di Puama'u |
Il sito principale per ammirare queste statue, Tohua Oipona, è vicino al villaggio di Puama'u, est dell'isola, dove ci sono decine di tiki e, tra loro, Takai'i (centro immagine), alto 2 metri e 40 centimetri, il più alto in assoluto della Polinesia. Vicino a Puama'u c'è anche il sito Tohua Peketa, che ospita una tomba di epoca pre-europea e qualche altra statua.
Altri siti interessanti di Hiva Oa sono, vicino a Taaoa, le rovine di un centro cerimoniale pre-europeo composto da centinaia di piattaforme basaltiche, anche sovrapposte, dette paepae.
Un'altra isola delle Marchesi, Nuku Hiva, dove visse lo scrittor americano Herman Melville (autore di Moby Dick), ospita altre rovine archeologiche che vale la pena di nominare, alcune delle quali, secondo gli abitanti locali, sono abitate da spiriti maligni che sono rimasti lì fin dai tempi pre-europei, quando queste rovine erano ancora frequentate e le Isole Marchesi quasi completamente isolate dal resto del mondo.
I due siti principali sono la valle di Taipivai, dove si trovano le rovine di un marae, letteralmente "casa", probabilmente edifici a scopi sacri e religiosi, e le rovine nei pressi del villaggio di Hatiheu,
Le rovine di Taaoa (FONTE) |
Un'altra isola delle Marchesi, Nuku Hiva, dove visse lo scrittor americano Herman Melville (autore di Moby Dick), ospita altre rovine archeologiche che vale la pena di nominare, alcune delle quali, secondo gli abitanti locali, sono abitate da spiriti maligni che sono rimasti lì fin dai tempi pre-europei, quando queste rovine erano ancora frequentate e le Isole Marchesi quasi completamente isolate dal resto del mondo.
I due siti principali sono la valle di Taipivai, dove si trovano le rovine di un marae, letteralmente "casa", probabilmente edifici a scopi sacri e religiosi, e le rovine nei pressi del villaggio di Hatiheu,
Il tiki "seduto" di Taipivai (FONTE) |
Panoramica delle rovine vicino a Hatiheu (FONTE) |
Tutti questi siti archeologici, che oggi stanno iniziando ad accogliere qualche viaggiatore che non si accontenta solo di vedere le spiagge della Polinesia, ma che vuole anche scoprirne la storia, sono i simboli, peraltro poco conosciuti dagli abitanti stessi, della civiltà e della cultura di queste splendide isole, la storia della loro spiritualità e della loro arte, vere meraviglie di un'Oceania che, comunque, non è ancora morta.
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