Forse è questo il modo migliore in cui definire l'esperienza di Paul Gauguin in Polinesia, prima a Tahiti e poi a Hiva Oa, dove il pittore trascorse più di un decennio della sua vita e dove trovò ispirazione per i suoi quadri migliori.
"Fatata Te Miti", 1892 |
Tuttavia Tahiti, la principale tra le Isole della Società, uno dei 4 arcipelaghi della Polinesia Francese, lo deluse: considerandola troppo europeizzata, il pittore la abbandonò per tornare in patria, dove per l'ennesima volta fallì nel tentativo di emergere come artista.
Decise quindi di tornare nuovamente a Tahiti, stabilendosi questa volta in una piccola tenuta poco fuori dalla capitale Papeete, dove avrebbe potuto dipingere (e, da quegli anni, anche scolpire) in pace. A questi anni risale forse il suo dipinto di maggior importanza, cioè "Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?", ultimato nel 1897: da leggersi da destra verso sinistra, seguendo quindi immagini di nascita, vita e morte, esso è ricco di significati non solo a livello religioso ma anche esistenziale più in generale.
Nel 1900, Gauguin si trasferì nuovamente, rimanendo tuttavia all'interno della Polinesia Francese: abbandonò Tahiti, la cui "occidentalizzazione" gli aveva impedito di trovare quella naturalezza e quella semplicità primordiali che ormai la colonizzazione francese aveva cancellato, facendo rotta verso Hiva Oa, Isole Marchesi.
Qui la situazione non era tuttavia radicalmente diversa: l'isola, come da prevedersi, era controllata politicamente dai Francesi e culturalmente dai missionari cattolici, che avevano il monopolio dell'istruzione.
Gauguin fu inizialmente diplomatico e riuscì a inserirsi bene in questo contesto. Si costruì una casa, che sopravvisse al violento uragano che colpì le isole a inizio secolo, e la decorò internamente con una collezione di 45 fotografie a sfondo pornografico.
I Raro Te Oviri (Sotto il Pandano), 1891 |
Morì lo stesso anno, dopo un lento declino nella sua salute iniziato già dalla fine del secolo precedente, a causa della sifilide.
A Gauguin sono dedicati un museo a Tahiti e un centro culturale ad Atuona, la cittadina di Hiva Oa che lui era solito frequentare.
Manao Tupapau (Lo spirito del morto che osserva), 1892 |
La Polinesia, luogo che rappresentava, perlomeno secondo i miti che correvano in Europa, la vita originaria degli uomini liberi e disinibiti dell'Eden, riuscì ad accontentare le ambizioni del pittore solo in parte, ma quel lato ancora esotico, affascinante e incontaminato di essa, sebbene non fosse più predominante, fu comunque di ispirazione per uno degli artisti più significativi dell'800.
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