Le sorprese, in questo paese del Pacifico sud-occidentale, sono tantissime, a partire dalle tribù indigene della giungla fino all'inquieta capitale Port Moresby, dalle ricchissime barriere coralline ai numerosissimi uccelli come gli spettacolari "Uccelli del paradiso", di cui un esemplare, il Paradisaea Reggiana, è rappresentato nella bandiera stessa del paese.
Bandiera della Papua Nuova Guinea |
Popolazione: 6 430 000 circa
Capitale: Port Moresby (450 000 ab.)
Macroregione: Melanesia
Status politico: Repubblica parlamentare
Storia della Papua Nuova Guinea
La Papua Nuova Guinea fu inizialmente abitata da popolazioni del sud-est asiatico, i Papuani che si stabilirono lungo le coste meridionali circa 62 000 anni fa, e iniziarono circa diecimila anni dopo ad abitare anche le "Highlands", le zone montuose dal clima mite dell'entroterra.
Il territorio esteso e selvaggio della grande isola di Papua favorì la frammentazione di questi popoli in numerosissime tribù.
Le tribù Papuane vissero quasi esclusivamente di pesca e cacciagione fino al 7000 a.C., quando, nelle Highlands, i primi villaggi svilupparono una rudimentale agricoltura, in contemporanea con la Mesopotamia. Attorno al 3000 a.C., poi, una nuova migrazione delle popolazioni dell'Indonesia, gli Austronesiani, introdusse nella zona nuove coltivazioni e, soprattutto, l'allevamento dei maiali.
Gli ultimi eventi di rilievo prima dell'arrivo degli europei furono il progressivo sviluppo di una rete commerciale tra i villaggi costieri e quelli dell'entroterra, con lo scambio di prodotti del mare per prodotti agricoli, ed una serie di contatti, sempre a carattere commerciale, con l'Impero Malese.
Gli indigeni della Papua Nuova Guinea hanno mantenuto gli stessi costumi per millenni |
I contatti successivi tra gli europei e gli autoctoni furono molto rari, a causa dell'ambiente selvaggio dell'isola e dell'ostilità degli abitanti, che praticavano regolarmente il cannibalismo.
Inoltre, prima delle spedizioni dell'antropologo russo Nicholai Miklukho-Maklai, che trascorse diversi anni tra le tribù di Papua, la maggior parte degli europei conosceva molto poco le popolazioni locali.
La colonizzazione europea iniziò nel 1884: nel giro di pochi mesi, l'Impero Tedesco occupò la parte settentrionale dell'Isola di Papua, mentre l'area meridionale e le isole periferiche vennero occupate dalla Gran Bretagna, per poi passare nel 1906 all'Australia.
I governi europei erano essenzialmente interessati alle piantagioni di olio di palma, che invasero le pianure costiere di Papua.
Un indigeno aiuta un soldato australiano nel '42 |
Agli inizi del secondo conflitto mondiale, circa due terzi delle isole furono occupate dai giapponesi, che, dal '42 al '45, furono combattuti dagli australiani e dagli americani. La campagna di Papua, iniziata con la battaglia dell'isola Nuova Irlanda, si concluse con la cacciata dei nipponici e un totale di 216 000 morti.
Dopo il '45, la Papua Nuova Guinea fu riunificata sotto il governo australiano, che con il tempo concesse un'autonomia sempre maggiore, fino all'indipendenza nel settembre del '75.
Gli anni '70 e '80 vennero scossi dalle guerre di indipendenza fomentate dall'isola di Bougainville e dai sempre maggiori interessi delle compagnie minerarie per il rame e l'oro di Papua.
Nel nuovo millennio, invece, si è assistito a una crescita esponenziale delle Raskol, le gang che agiscono nelle maggiori città, contro le quali è intervenuto anche l'esercito australiano, e ad un aumento della preoccupazione per lo stato dell'ecosistema delle isole.
Geografia & Ambiente della Papua Nuova Guinea
Un villaggio nella foresta |
Il monte Bagana, un vulcano dell'isola di Bougainville |
L'isola, infatti, è spaccata da un'aspra catena montuosa, la catena dei Monti Bismarck, la cui vetta principale è il monte Wilhelm (nella lingua del luogo Enduwa Kombuglu) alto 4509 metri.
Una vista delle Highlands nel centro della Nuova Guinea |
Dalle foreste delle Highlands hanno origine i due maggiori fiumi del paese, il Sepik, che sfocia a nord della Nuova Guinea, e il Fly, diretto invece a sud.
Nelle aree a maggior elevazione dell'altipiano si possono anche trovare delle praterie, un'eccezione per i territori nei pressi dell'equatore come la Papua Nuova Guinea.
Il territorio a sud delle Highlands, il primo a essere abitato, è attraversato dal fiume Fly e ospita una delle aree paludose più estese del mondo. A nord delle Highlands, invece, le montagne digradano dolcemente verso la costa, seguendo il corso del Sepik.
Il clima del paese è tipicamente tropicale, variabile tuttavia con l'altitudine: mentre le isole e le zone pianeggianti della Nuova Guinea hanno una temperatura costante attorno ai 28°C, le Highlands registrano temperature attorno ai 22 °C. Inoltre, nelle aree più elevate, come quella del monte Wilhelm, si possono registrare occasionali precipitazioni nevose.
Trovandosi lungo la "cintura di fuoco" del Pacifico, la Papua Nuova Guinea è spesso soggetta a eruzioni vulcaniche, terremoti e vulcani: tra i più disastrosi è ricordata l'eruzione del Tavurvur, un vulcano della Nuova Irlanda, nel 1994. In quell'occasione, il centro di Rabaul, un'importante città turistica, venne completamente ricoperto dai lapilli e dalle ceneri.
I problemi ambientali che deve affrontare il paese, oltre alle catastrofi naturali, sono lo sfruttamento talvolta scriteriato delle risorse naturali, in particolare delle foreste e dei giacimenti minerari: è stato stimato che entro il 2021, il 40 % della superficie di foreste presente nel '75 potrebbe essere compromessa, anche se associazioni ambientaliste di piccolo come anche di grande livello hanno agito per riforestare le aree colpite, ottenendo risultati positivi nell'Isola della Nuova Britannia.
Lo sfruttamento intensivo delle risorse del terreno ha invece avuto il suo culmine tra gli anni '80 e l'inizio del 2000, con il disastro di Ok Tedi, una delle più grande miniere di rame del pianeta: nel fiume che costeggia la miniera, affluente del Fly, sono stati scaricati 90 milioni di tonnellate di scarti industriali ogni anno, fino all'inizio del 2000, quando le autorità hanno preso provvedimenti e risarcito gli indigeni colpiti, per quanto una somma di denaro potesse riparare i danni commessi ai villaggi e all'ambiente.
Un Paradisaea Minor, della famiglia degli Uccelli del Paradiso |
Scendendo nei dettagli, si scopre infatti che la Papua Nuova Guinea ospita circa 20 000 specie di piante e 3000 specie di orchidee, mentre la fauna è ancora più varia.
Sulla terraferma, oltre agli onnipresenti insetti (su tutti gli enormi coleotteri e le coloratissime farfalle), e a numerosi rettili, si trovano 300 specie di mammiferi, tra cui decine di varietà di pipistrelli e, sebbene a rischio estinzione, anche i canguri arboricoli o "canguri degli alberi".
Vi sono poi 700 specie di uccelli, che vanno dagli uccelli del paradiso ai pappagalli, con numerosi avvoltoi, martin pescatori, gufi, passeri e perfino i casuari.
Anche la fauna del mare è molto ricca, soprattutto nelle barriere coralline delle isole esterne: in totale, il paese ospita 650 specie di pesci e 800 di coralli.
La fauna e la flora sono tutelate da diverse riserve e 4 parchi nazionali, anche se l'impegno per contrastare il degrado dell'habitat, in particolare quello delle foreste, dovrà essere aumentato nei prossimi anni.
Esemplari di Pseudeos Fuscata, o "Dusky Lory" |
La capitale: Port Moresby
Abitata per molti secoli dalle popolazioni Motu, la cui lingua, l'Hiri Motu, è tutt'ora parlata in città, Port Moresby divenne la capitale ufficiale della Papua Nuova Guinea coloniale dal 1884. Il suo nome è stato scelto in onore di Fairfax Moresby, il padre di John Moresby, capitano inglese che per primo approdò sul sito dove sorgeva la cittadina.
Port Moresby, come tutte le capitali dei paesi in via di sviluppo, è un centro vivace e imprevedibile, segnato da evidenti contraddizioni: da una parte, si scorgono perfino le sagome di alcuni grattacieli, e dall'altra la povertà, almeno quella economica, è ancora notevole. Per gli alti tassi di criminalità e l'inefficienza delle infrastrutture, è stata classificata come la seconda città meno vivibile al mondo dal The Economist.
Cultura & Società della Papua Nuova Guinea
La Papua Nuova Guinea non è solo il paradiso della biodiversità: anche il clima culturale del paese è originale e incredibilmente variegato.
Un uomo della tribù Goroka, Highlands orientali |
Alcune delle tribù in cui i due maggiori gruppi etnici si sono divisi vivono tutt'oggi in uno stato di quasi totale isolamento dal resto del mondo, conservando una cultura del tutto incontaminata e una conoscenza della fauna e dell'ambiente Papuano insuperata anche al mondo moderno.
La ricchezza sviluppata in millenni di storia si riflette anche nel panorama linguistico: è stimato che nel territorio della Papua Nuova Guinea siano parlate circa 800-840 lingue indigene, ovvero il 12 % delle lingue mondiali. La densità linguistica è la seconda al mondo dopo quella delle Isole Vanuatu.
Per favorire la comprensione tra le diverse tribù e le diverse aree del paese, il Tok Pisin, una lingua creola derivata dall'inglese e dal tedesco, è stata dichiarata lingua ufficiale, anche se la comprensione di questo idioma, definito anche "il pidgin della Melanesia" sia ancora poco diffusa. Anche l'inglese, utilizzato negli ambiti formali, figura tra le lingue ufficiali.
Papa Wojtyla in visita dalle tribù locali |
Anche nel 95 % nominalmente Cristiano, tuttavia, rientra l'influenza delle credenze indigene: accanto alla messa e alle caratteristiche della religione introdotta dai missionari, la popolazione conserva i festival tribali, le danze e i rituali dal carattere animista-panteista e i culti degli antenati e degli animali sacri.
Maschera della tribù degli Elema |
Anche la musica, come in tutta l'Oceania, ha un grande ruolo nella vita quotidiana dei villaggi, sia che si parli dei ritmi tribali originati millenni fa, sia il moderno "reggae della Melanesia", una pittoresca fusione del reggae e delle musiche della zona sviluppatosi nel XX secolo.
L'oceano vicino al villaggio di Noipous
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