Se ci riferiamo a episodi come il mostro di Milwaukee, o ai gesti di taluni sotto l'effetto di cocktail di droghe particolarmente pesanti, allora di certo il cannibalismo esiste ancora, sebbene legato a episodi rari o a persone mentalmente instabili.
Ma la domanda per cui probabilmente state leggendo questo articolo è un'altra: esiste, ancora, un popolo che pratichi coscientemente e regolarmente la pratica di mangiare carne umana?
Se avete pensato che l'antropofagia sia legata solo ai popoli selvaggi che i missionari incontravano nelle giungle delle colonie europee nel '600 e nel '700, se avete pensato che ora tutti quei popoli si siano "sviluppati" e state per rispondere "Allora no, questo tipo di cannibalismo ovviamente non esiste più" allora fermatevi. L'Oceania, la terra delle infinite isole, dei paradisi tropicali, delle stupende barriere coralline e delle tribù ancestrali, può stupirvi anche da questo punto di vista.
Mappa del cannibalismo a fine '800 |
Quando le isole dell'Oceania, raggruppate nelle "macroregioni" della Micronesia (a ovest del Pacifico), della Melanesia (a sud-ovest) e della Polinesia (nel centro-sud del Pacifico) furono per la prima volta raggiunte dagli europei, il cannibalismo era praticato, o era stato praticato, quasi ovunque.
Nell'Isola di Pasqua, gli abitanti riferirono agli europei che i loro antenati erano stati fieri kai-tangata, "mangiatori di uomini". La carne umana era ambita anche nelle Isole Marchesi, parte dell'attuale Polinesia Francese, mentre alle Hawaai, come riferisce il capitano King nel 1779, James Cook fu ucciso e mangiato dagli indigeni, che portarono all'equipaggio di King stesso mezzo kilo della carne del suo famoso predecessore.
Il cannibalismo polinesiano, a quanto pare, era legato alle battaglie tra le varie tribù, al termine delle quali cibarsi dei prigionieri rappresentava, essenzialmente, la forza del villaggio vincitore.
In Melanesia, invece, la pratica era diffusa proprio ovunque, dalle Vanuatu alla Papua Nuova Guinea, passando per le Isole Salomone, (per non parlare dei famigerati cannibali delle Fiji) ed era legata, oltre che alle lotte tra villaggi, anche a riti religiosi animisti.
Con il passare del tempo, tuttavia, la diminuzione dei conflitti interni, l'azione insistente dei missionari e anche il proliferare di gravi malattie tra i popoli cannibali (come il Kuru, una malattia neurodegenerativa che è l'equivalente umano del morbo della mucca pazza) portarono all'abbandono dell'antropofagia...ma non ovunque.
A Vanuatu, l'ultima uccisione rituale a fine antropofago è datata 1969, e in date simili si crede che la pratica ebbe fine anche alle Salomone. In questi ultimi casi si trattò, comunque, di episodi isolati.
Nell'Isola della Nuova Guinea, tuttavia, divisa politicamente tra la provincia indonesiana dell'Irian Jaya (ovest) e lo stato indipendente della Papua Nuova Guinea (est), la pratica del cannibalismo è tutt'oggi viva. Accertata e documentata.
Siamo nella zona centro-occidentale dell'Isola della Nuova Guinea, in un'area di foresta così oscura e selvaggia che ancora lo sviluppo moderno e ciò che in genere lo segue, la deforestazione, non si sono fatti spazio. Qui, gli unici a comandare sono gli indigeni, e difficilmente si sente l'influenza di un'autorità nazionale centrale, sia essa l'Indonesia o la Papua Nuova Guinea.
L'area del popolo Korowai |
Il territorio è abitato dal popolo Korowai, circa 3000 persone divise in piccoli clan che abitano su stupefacenti case sugli alberi. Qui, i primi missionari non sono nemmeno arrivati, mentre quelli olandesi degli anni '70 del secolo scorso, primi uomini bianchi a essere visti dagli indigeni, se ne andarono dopo poco, chiamando le terre dei Korowai "l'inferno del Sud".
Le poche informazioni di cui disponiamo riguardo loro sono dovute proprio all'attività dei missionari e a quella degli antropologi. Un reporter dello Smithsonian Institute, Paul Raffaele, trascorse alcuni giorni tra i Korowai nel 2006, con l'aiuto di un interprete indonesiano.
L'intero articolo, che sarà riassunto nel resto di questa pagina, descrive alcuni usi dei nativi, compreso il cannibalismo.
Casa sull'albero dei Korowai |
A Raffaele, diversi Korowai confessarono, senza sensi di colpa, di aver mangiato la carne dei khakua.
Chi sono, quindi, i khakua, le vittime del cannibalismo Korowai?
Per comprenderlo, è necessario immedesimarsi nella vita di questo popolo, legato al culto animista da una parte e spesso flagellato da malattie come la malaria e la tubercolosi.
Quando una persona del clan si ammala, generalmente, gli indigeni, che non conoscono le malattie e interpretano i malesseri come un influsso degli spiriti, credono che egli sia sotto l'attacco di un uomo malvagio che lo sta "divorando" dall'interno. Quest'uomo, detto khakua, si sta chiaramente macchiando di un gravissimo crimine.
In punto di morte, la persona malata di tubercolosi o malaria, convinta di essere sotto l'attacco di una sorta di stregone, sussurra a suo fratello o al suo migliore amico il nome del presunto khakua, di colui che lo sta uccidendo. Spesso, ovviamente, l'assassino indicato risulta essere il membro di un clan avversario, ma non sono stati rari i casi di fratelli o sorelle dei defunti accusati di essere stregoni.
La superstizione, ovviamente, è priva di qualsiasi valore scientifico, ma per i Korowai, l'espiazione del peccato del khakua è una parte integrante della giustizia tribale: individuato il khakua, i membri della famiglia del morto lo rapiscono e lo uccidono, divorandone la carne e conservandone il teschio. Per tutta la notte dopo l'uccisione, i cannibali sbattono le ossa del sospetto stregone sui tronchi degli alberi, per allontanare dalla famiglia gli altri possibili khakua.
Fotografia dei Korowai |
La superstizione dei Korowai è legata alla cultura animista che ancora molte culture Neo-Guineane condividono. E anche se in Nuova Guinea la maggioranza della gente si dice cristiana, l'influsso degli antichi culti tribali, soprattutto nei villaggi dell'entroterra, è ancora molto forte.
A tal proposito, basti sapere che, fino al maggio del 2013, i tribunali della Papua Nuova Guinea applicavano sconti di pena a chi uccideva una persona, se tale vittima era legittimamente sospettata di atti di "magia nera".
Nel 2012, a Madang, nella zona della Nuova Guinea sotto lo stato indipendente del Papua, sono invece stati arrestati ben 29 uomini per atti omicidi e antropofagi. Interrogati dalla polizia, confessarono tranquillamente di aver ucciso e mangiato alcuni sospetti stregoni, a conferma della diffusione delle credenze animiste nelle aree più remote dell'isola.
Se volevate una risposta alla domanda da cui questo articolo è partito, allora sì: il cannibalismo, anche se molto meno diffuso di un tempo, anche se ripudiato da quasi tutte le tribù che un tempo lo praticavano, esiste ancora, nei luoghi più remoti delle foreste e delle montagne della Nuova Guinea.
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