Monday, July 14, 2014

A spasso per...L'Isola di Espiritu Santo, Vanuatu

Abbiamo girato il variegato atollo di Majuro e la selvaggia isola di Pohnpei, ed ora è finalmente il turno di un tour virtuale in una località della Melanesia.
Approdiamo allora a Espiritu Santo, un'isola a nord dell'arcipelago delle Vanuatu, poco turistica e poco abitata, ma che, dopo la lettura di questo articolo, avrete probabilmente voglia di visitare.

N.B: Come sempre, ribadisco che le fotografie, sebbene non protette da copyright, non sono di mia proprietà, e inoltre l'articolo non è basato su ciò che ho visto personalmente (non sono mai stato in Oceania) ma è una rielaborazione di tutti i racconti di viaggio di turisti e reporter, dei documentari e degli articoli di giornali e blog inerenti alle località che verranno trattate.
Il tutto vuole rappresentare i luoghi nel modo più veritiero e obiettivo possibile, senza pretese di completezza totale, ma con il semplice scopo di farne un ritratto adatto a chi cerca informazioni per necessità o per curiosità.
Buona lettura.


Espiritu Santo (o semplicemente Santo), battezzata da uno dei tipici nomi coloniali, è ampia 3955 kmq, vale a dire poco meno di metà dell'Umbria o poco più di metà del Friuli, ed ospita 40 000 abitanti, tutti (o quasi) disposti nei centri lungo la paradisiaca costa orientale.

L'ambiente naturale dell'isola, che come il resto della Melanesia ha origine vulcanica, è quello della foresta pluviale, che solo in alcuni appezzamenti della costa est è stata disboscata per fare posto a qualche occasionale allevamento, piantagione o villaggio. Procedendo verso l'interno, o seguendo la costa settentrionale o occidentale, l'ambiente è molto più impervio e selvaggio, i centri abitati quasi scompaiono e le sagome di imponenti monti ricoperti dal verde scuro della vegetazione dominano il paesaggio sfidando il cielo. Proprio vicino alla costa occidentale si trova il monte Tabwemasana, il più alto delle Vanuatu, che raggiunge i 1879 metri di altitudine. E proprio in questi territori selvaggi incontreremo gli ultimi villaggi che ancora mantengono intatta la propria cultura tribale: solo per darne un esempio, basti dire che in un territorio così ridotto, oltre al francese, all'inglese e al creolo bislama, qui si parlano almeno altre due dozzine di lingue e dialetti tribali.

Espiritu Santo Mountains
I monti dell'Ovest (fonte)


Storicamente, l'isola non ha mai subito troppo l'influenza europea, che iniziò a farsi sentire solo da quando, tra '800 e '900, la Francia e l'Inghilterra si spartirono l'influenza sulle Vanuatu: Espiritu Santo fu simbolo di questo "condominio" di potere: la sua zona sud-orientale era sotto controllo francese, mentre quella nord-orientale sotto controllo inglese.
L'isola divenne inoltre una base molto importante per gli Alleati durante la seconda guerra mondiale, anche se non ci fu mai nessuno scontro decisivo contro i giapponesi da queste parti.
Dopo l'indipendenza delle Vanuatu, Espiritu Santo fu la culla di un movimento indipendentista e ribelle, il Nagriamel, che difendeva gli interessi francesi e americani da queste parti opponendosi a diventare parte della Repubblica delle Vanuatu. La ribellione, chiamata "Ribellione delle noci di cocco", fu sedata negli anni '80 e i suoi sostenitori vennero in maggioranza dimenticati.

La prima tappa di un viaggio a Espiritu Santo è sicuramente Luganville, capoluogo e seconda città delle Vanuatu per importanza, dopo la capitale Port-Vila (da dove probabilmente passerete per arrivare qui).
L'arrivo è all'aeroporto di Pekoa, vicino alla splendida baia di Palekula, dove arriveremo subito dopo aver dato un'occhiata a Luganville.

Ocean view
Vista sulla baia dalla periferia di Luganville (fonte)

La cittadina, circa 15 000 abitanti, ospita alcune modeste strutture alberghiere affacciate sulla sua splendida baia e sulla vicina isoletta di Aore, ed è costruita senza un ordine preciso, accentrando le proprie attività lungo un unico viale (cosa consona in Oceania).
Per le sue strade semideserte si possono trovare mercatini del pesce, dei granchi, della frutta o dei souvenir, sentendo risuonare a tutto volume il reggae, che qui è un genere apprezzato quasi quanto fossimo in Jamaica...e i paesaggi non sono molto diversi.

Da apprezzare, appena fuori città, c'è il Million Dollar Point, un luogo dove l'esercito americano inabissò tutte le imponenti attrezzature e i veicoli appartenenti alla base che era stata costruita durante la seconda guerra mondiale. Il Million Dollar Point è un paradiso per gli storici del secondo conflitto mondiale, per i subacquei e, in alcuni punti, anche per la fauna, che sta "colonizzando" piano piano tutto ciò che l'uomo ha nascosto sotto la distesa blu del mare.

Million Dollar Point
Fotografia dal Million Dollar Point (fonte)
Ci sono molte meraviglie naturalistiche che meritano di essere citate durante il tour di Luganville, come le vicine isole di Aore, Malo, Bokissa e Tutuba, o la "Millennium Cave", una grotta raggiungibile risalendo il fiume che sfocia appena a sud della città: ma le visiteremo alla conclusione del nostro tour, perchè ora, come da promessa, partiremo da Luganville e ci dirigeremo verso la baia di Palekula, iniziando così l'esplorazione della costa est.

Palekula Bay
La baia di Palekula (fonte)

La baia, da cui è possibile ammirare l'alba direttamente sul mare vista la sua proiezione verso est, è quasi disabitata. Nell'interno, a macchie di foresta tropicale si alternano piccoli orti coltivati dagli abitanti dei villaggi (i Ni-Vanuatu) e anche alcuni campi da golf per turisti.
La strada principale, da Palekula, inizia a risalire verso nord, seguendo la costa orientale e la riva dell'oceano. Lungo il nostro percorso incontreremo presto le piantagioni di cocco del villaggio di Surunda, dalle quali, oltre al frutto, si ricaverà anche la copra, ovvero la polpa essicata del cocco, utile nei cibi, nei prodotti farmaceutici e addirittura, alcuni azzardano, possibile carburante del futuro per le isole del Pacifico.

Alla nostra destra, lungo il litorale, sono visibili le isole di Oyster, Mavea e Aese, quest'ultima privata.

Surunda plantation
Piantagione di Surunda, Espiritu Santo sud-orientale (fonte)
Sunrise in Santo
Alba sulla costa orientale di Espiritu Santo (fonte)
A questo punto, prima di continuare il viaggio verso nord, è doveroso procedere con una gita nell'entroterra, prima a caccia di una meraviglia naturalistica (i Blue Hole) e poi a caccia di una meraviglia culturale (un villaggio etnico come quello di Fanafo).

Riri River
La risalita del fiume Ri Ri (fonte)

Il Nanda Blue Hole (fonte)


I Blue Holes di Espiritu Santo, letteralmente "buchi blu", sono pozzi naturali dal caratteristico colore quasi blu elettrico, formati dalla risalita di acqua attraverso il fondale calcareo. Il colore è causato dalla differenza nella composizione chimica tra l'acqua del fiume e quello del blue hole. Dopo il Nanda Blue Hole troveremo altri luoghi di questo tipo più a nord, ma non prima di aver visitato Fanafo, raggiungibile attraverso una stretta strada che attraversa la foresta tropicale sulle colline dell'entroterra.

Villaggio di Fanafo (fonte)



Fanafo, un villaggio come tanti altri pienamente autosufficiente, ha due motivi di interesse per un eventuale viaggiatore: qui la gente, nel bene e nel male, mantiene il proprio stile di vita tradizionale, lontano dal mondo moderno, conservando le proprie leggende, la propria lingua (chiamata Butmas-Tur) e un certo orgoglio etnico. Non è scontato, soprattutto considerato che in molti luoghi, come in Sudamerica, le tribù sono state "invitate" ad abbandonare le loro terre, e a rinunciare alla loro cultura, per far spazio alla deforestazione e a quello che non sempre diventa uno "sviluppo". Ma a differenza dei discendenti di molte tribù indigene oggi forzatamente adattate ad un mondo non loro, gli abitanti di Fanafo rimangono attaccati alla loro cultura.
L'altro motivo di interesse riguarda la storia recente: a Fanafo visse, e morì nel 1994, Jimmy Stevens, il leader del movimento ribelle Nagriamel, che non accettava che Espiritu Santo facesse parte della Repubblica delle Vanuatu.

Dopo Fanafo, è il momento di riprendere il viaggio lungo la costa orientale. Ci eravamo fermati alla costa poco dopo Surunda, ora continueremo verso nord, incontrando due baie, la baia delle Tartarughe e la baia degli Squali, dove, tra un villaggio e l'altro, potremo ascoltare i 400 parlanti della lingua Ngen e i 300 della lingua Lorediakarkar.
Supereremo dopo la baia degli Squali una serie di formazioni collinari, prima di sbucare in quello che forse è il tratto più incantevole del Pacifico.

Questo tratto ci viene anticipato dalla spiaggia più famosa di Espiritu Santo, la Champagne Beach, su cui si affaccia Hog Harbour, ex-punto cardine del governo coloniale inglese, villaggio dove sono ancora diffuse le canoe tipiche della zona e le capanne tradizionali, e dove si parla, al fianco del francese e dell'inglese, la lingua Sakao, una lingua etnica fortunatamente ancora diffusa e in ottima salute (circa 4500 parlanti).
Poco oltre non può mancare un'altra bella spiaggia, la Lonnoc Beach.


Champagne Beach view
Panorama a Champagne Beach (fonte)
Hog Harbour view
La vista sul mare e sulle colline presso Hog Harbour (fonte)

Il villaggio successivo sarà poi Port Olry, 1500 anime, che è, assieme a Luganville, Palekula e Hog Harbour, uno dei posti migliori di tutta l'isola per le immersioni.
Anche qui è diffuso un dialetto della lingua Sakao, che qui scopriamo prendere il nome dall'omonimo isolotto, situato proprio a nord di Port Olry: a sua volta, il nome dell'isola di Sakao (detta anche Laðhi) deriva da Sakau, che nella lingua locale vuol dire "barriera corallina".
La splendida baia su cui si affaccia Port Olry, chiusa dall'isola dei Delfini e da Sakao, completa il nostro tour della costa orientale di Espiritu Santo: giunti ora all'estremità nord-est dell'isola, è il momento di dirigerci nuovamente verso l'entroterra.

Port Olry view
La vista su Port Olry con la sua baia:
a destra la Dolphin Island e, in fondo, Sakao (
Laðhi). (fonte)






Dirigersi verso l'entroterra significa ridiscendere fino a Hog Harbour e da lì imboccare, attraverso la giungla, l'unica strada asfaltata del nord dell'isola, frequentata da poche macchine e pochi contadini a piedi o in bici. Abbiamo ormai capito che spostarsi di luogo in luogo, qui a Espiritu Santo, significa cambiare lingua: adesso non si parla più il Butmas - Tur o il Sakao, ma il Tolomako, purtroppo non in perfetta salute.

Matantas beach
La spiaggia di sabbia nera a Matantas (fonte)




Arrivando al villaggio di Matantas ci affacciamo sulla pittoresca Big Bay, il luogo dove Pedro Fernandez de Queiros approdò nel 1606: primo uomo bianco ad arrivare a Espiritu, è celebrato dal 2006, 400esimo anniversario del suo arrivo, con una statua nel villaggio di Matantas.
Matantas e il territorio che la circonda rappresentano un esempio di conservazione e protezione dell'ambiente tra i migliori dell'Oceania: qui ha infatti competenza la Vatthe National Conservation Area, una riserva nata dalla collaborazione di stato e comunità locali che ospita due terzi delle specie di uccelli di Vanuatu, estendendosi su 2300 ettari di foresta.

Fotografia di un Neololalage
Banksiana,
endemico (fonte)
Nella riserva di Vatthe (che significa l'occhio del mare), troviamo 265 specie di piante a fini medicinali, nonchè 6 delle 9 specie di uccelli endemici di Vanuatu, ed almeno altre 42 specie non endemiche.
Ci sono inoltre una decina di specie di rettili, 5 specie di pipistrelli, e, ovviamente, svariati insetti (libellule, formiche, farfalle, etc).


Le spedizioni nelle acque della Big Bay hanno inoltre trovato almeno 21 specie di pesci, di cui 3 endemici, e 13 diversi tipi di crostacei, per non parlare delle varietà di molluschi, coralli e alghe.
Il valore di tutto questo è inestimabile.

Nell'immaginario culturale degli indigeni, l'area di Vatthe è protetta da Alawuro, lo spirito di un serpente che vive in una grotta a strapiombo sull'Oceano, proprio in prossimità del villaggio di Matantas: Alawuro, che si dice aggirarsi per le foreste di Vatthe, è un semi-dio al contempo temuto e rispettato.

Panorama   
Paesaggio montano
Il nostro viaggio nell'entroterra di Espiritu Santo attende ora un'ultima tappa, il monte Tabwemasana, raggiungibile solo durante la stagione secca (aprile - ottobre) da alcuni dei piccoli villaggi che lo circondano, non molto abituati a presenze turistiche, ma abitati da chi  può garantire una traversata sicura della foresta tropicale, altrimenti molto rischiosa per via dell'umidità, dei fiumi impetuosi e della difficoltà ad orientarsi.
Sulle montagne si può avvistare l'Aplornis Santovestris, una specie di uccello introvabile altrove.
Si temeva che essa fosse estinta, ma una spedizione del 1991 riuscì a rinvenire, proprio nei pressi del Tabwemasana, una popolazione in ottima salute.

Ora possiamo tornare alla costa sud dell'isola, dove il nostro tour è pressochè concluso: attraversiamo altri villaggi dalla cultura indigena incontaminata (qui si parla la lingua Kia) e fortemente legati alla terra e all'agricoltura di sussistenza, sbucando finalmente sull'Oceano e costeggiando un tratto di mare dalle barriere coralline come sempre magnifiche, ma anche popolato da centinaia di squali. Non sono comunque essi la prima causa di mortalità a Espiritu Santo, visto che, soprattutto nelle zone rurali della selvaggia costa ovest, malaria e tubercolosi sono ancora diffuse, e gli stregoni, simboli di una società heathen (un termine creolo che indica, senza scopo dispregiativo, i pagani) rappresentano spesso l'unica cura.

Il nostro ritorno a Luganville ci riporterà a quel poco di mondo moderno che, nel bene e nel male, c'è a Espiritu Santo: se da una parte nelle culture indigene di quest'isola c'è di straordinario il grande patrimonio culturale e linguistico, al contempo c'è anche l'alta incidenza di morte per malattie che in altri paesi sono state da tempo debellate. Esisterà, in futuro, una conciliazione che permetta alle culture tribali di sopravvivere senza dover più affrontare una mortalità infantile del 30%?
Chi vivrà, vedrà: di certo, ciò che potete vedere subito, come da promessa iniziale, sono la Millennium Cave e le isolette vicine a Luganville (Aore e Tutuba), con le quali si conclude il nostro tour virtuale di Espiritu Santo, Isole Vanuatu.

Millennium Cave 1
Cascata nel percorso per la Millennium Cave (fonte)
Millennium Cave 2
Foto della Millennium Cave (fonte)


Tutuba 1
Costa di Tutuba (fonte)

Aore view
La baia di Aimbuei, isola di Aore (fonte)

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