Thursday, May 19, 2016

Il sangue del Madagascar

Veduta dal satellite del delta del fiume Betsiboka
Sorvolarlo e fotografarlo è come osservare una profondo taglio che ci siamo procurati, accompagnato da una fastidiosa e preoccupante uscita di sangue. Solo che quello del Betsiboka, uno dei maggiori corsi d'acqua del Madagascar, non è il sangue di una sola persona: è il sangue di un'isola intera, forse proprio di tutta la Terra, spogliata, scavata e ferita nel suo cuore.

Dagli altipiani del Madagascar centrale, il fiume Betsiboka discende verso nord-ovest fino a sfociare nel Canale di Mozambico, in un tratto di costa tropicale dove si trovano alcune delle barriere coralline più belle del continente africano.


Lungo il suo percorso, tuttavia, solo un minimo tratto del fiume si addentra nelle foreste vergini che ricoprivano la terra malgascia, e che ospitavano animali introvabili in qualsiasi altro posto della Terra.
Gran parte di quel mondo è scomparso, disboscato e sostituito da aridi savane o campi coltivati che permettono alla gente di sopravvivere: e quando le piogge bagnano questo panorama, il suolo viene eroso, finendo nel corso del Betsiboka e di tutti gli altri fiumi del Madagascar, il cui colore diventa di un intenso rosso, come a ricordare il sangue che esce da una ferita. I sedimenti vengono portati verso il mare, soffocando le barriere coralline e ostacolando la navigazione.

La deforestazione a fini agricoli, con il tempo, morde peraltro la stessa mano che l'ha nutrita: i terreni disboscati si erodono più facilmente e perdono la produttività presto, con la conseguenza che nuovi tratti di foresta devono essere eliminati. Questo avviene anche in Amazzonia, e in tutti i luoghi dove ragionando solo sul breve termine conduce a disastri...sul lungo termine.

Alba al parco nazionale di Ankarafantsika
Uno degli ultimi luoghi attraversati dal Betsiboka dove ancora sopravvive il Madagascar originale si trova a pochi chilometri dalla foce del fiume.
Si tratta del parco nazionale di Ankarafantsika, in cui trovano casa ben 8 specie di lemuri e decine di rettili tra cui anche Erymnochelys Madagascariensis, la "tartaruga dalla testa grande" del Madagascar, sconosciuta ai più ma non alla medicina tradizionale asiatica: la passione di chi trova in ogni specie rara o esotica un rimedio alle malattie o un magico fattore di benessere (talvolta perfino di crescita del pene...) è costata a questa specie e a molte altre il rischio di estinzione.

Luoghi come questi, in una Terra che sanguina ancora ovunque, sono i baluardi dove ancora scorre vita e sulle cui sponde si può ancora coltivare il futuro.

Vegetazione del parco (Fonte)


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