Tuesday, April 28, 2015

Robert Louis Stevenson, anima in viaggio nei Mari del Sud

L'esperienza unica del viaggio non è solo conoscere, sperimentare, rilassarsi ed esplorare. Il viaggio, per i grandi artisti, è anche uno stimolo per una rinnovata creatività.
Lo abbiamo visto per Gauguin, il pittore francese che visse i suoi anni di maggior produttività e maturità fra Tahiti e Hiva Oa, in Polinesia Francese, e oggi lo vediamo anche per uno scrittore, uno dei più grandi dell'800. Si tratta di Robert Louis Stevenson, lo scozzese autore de "L'isola del tesoro" e "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr.Hyde". La sua vita, e alcuni suoi romanzi, furono profondamente segnati dal viaggio di 3 anni che intraprese nel 1886, al termine del quale si sarebbe costruito una casa a Vailima, nelle magnifiche Samoa.

La casa di Stevenson a Vailima. Lo scrittore è sul portico

Stevenson decise di partire nel 1886 da Los Angeles assieme alla sua famiglia a bordo del Casco, una goletta di 30 metri, sperando che il viaggio avrebbe aiutato la sua salute da sempre instabile.
Solcare le acque del Pacifico del Sud non fece solo questo per lui: approdato inizialmente in Polinesia Francese, nelle isole Marchesi, Tuamotu e infine Tahiti, affermò entusiasta nel suo diario di viaggio che "La prima esperienza qui non può mai essere ripetuta: il primo amore, la prima alba, la prima Isola dei Mari del Sud, sono memorie a parte che toccano la verginità dei sensi".

Dopo aver fatto tappa anche in Nuova Zelanda, alle Kiribati e alle Hawaii, Stevenson giunse infine nell'arcipelago delle Samoa, precisamente isola di Upolu, nel 1888.
Qui decise di comprarsi un appezzamento nell'entroterra e di costruirvi una casa.

La comunità Samoana si riunisce per festeggiare il compleanno dello scrittore

 In poco tempo, Stevenson divenne popolare tra gli indigeni di Samoa. Egli criticava aspramente l'influenza dei missionari nella società, come anche l'intervento politico dell'Occidente nelle faccende locali, che fra gli altri eventi causò anche una guerra civile nelle isola dal 1888 al 1894.
La sua attività letteraria continuò e la sua produzione conobbe nuova maturazione -l'autore ispirò alla sua vita nei Mari del Sud almeno altri 4 romanzi- e per le sue doti venne chiamato dai Samoani tusitala, ovvero "cantastorie".

La salute di Stevenson, soprattutto negli ultimi anni della sua breve vita, tornò tuttavia a peggiorare, e il 3 dicembre 1894 morì di fronte agli occhi della propria moglie, a causa di un'emorragia cerebrale.
Come da sua richiesta, la sua tomba fu collocata sulla cima del Monte Vaea, da dove è possibile vedere la sconfinata distesa blu dell'Oceano Pacifico, dove Stevenson trascorse i tre anni più belli della sua vita e dove voleva che la sua anima potesse viaggiare, per sempre.

La tomba di Stevenson sul Monte Vaea (FONTE)
Sulla sua tomba volle che fosse inciso il suo Requiem:

Under the wide and starry sky,
Dig the grave and let me lie.
Glad did I live and gladly die,
And I laid me down with a will.
This be the verse you grave for me:
Here he lies where he longed to be;
Home is the sailor, home from sea,
And the hunter home from the hill.

(Sotto il vasto cielo stellare
scavate una fossa e fatemi posare:
Contento ho vissuto e contento muoio
e con piacere mi poso quaggiù.
Siano queste le parole da incidere per me:
«Qui egli giace dove più largamente visse
Il marinaio è a casa sua, a casa presso il mare,
e il cacciatore sta bene sulla collina)

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