Si dice in giro che Aitutaki, atollo appartenente alle Isole Cook, Polinesia centrale, possieda una delle lagune più spettacolari della Terra. Si dice anche che qui la cultura Polinesiana sia rimasta in maggioranza intatta dalle influenze esterne. Si dice anche che sia il posto perfetto per i viaggiatori che ricercano la vera purezza dei Mari del Sud, ma anche per le fortunate coppie in luna di miele che possono approdare sulle sue sponde. Si dice questo e molto altro, e allora è venuto il momento che anche Rive d'Oceania dedichi un articolo ad Aitutaki, nominato nel 2010 "Isola più bella del mondo" da Tony Wheeler, fondatore delle famose guide turistiche Lonely Planet.
Questo "tour" virtuale, come al solito, non pretende di riassumere e documentare tutto ciò che può essere detto su Aitutaki, soprattutto considerato che il suo autore, per il momento, non è mai stato sull'atollo. Unendo però documentazione sia italiana che inglese sull'isola, cercherà di presentare un ritratto il più possibile esauriente e soprattutto originale (nel senso che NON è stato copiato) e autentico, sicuramente sufficiente per chi vuole conoscere a grandi linee l'isola e per chi ci sta anche pensando come possibile meta futura.
Buona lettura...e buon viaggio virtuale.
Aitutaki e la sua laguna celeste dall'alto, circondati dall'Oceano Pacifico (FONTE)
L'arrivo all'aeroporto, una pista risalente alla seconda guerra mondiale (ora rimodernata) situata lungo la penisola di Ootu, nord-est di Aitutaki, può subito dare un quadro di due lati rappresentativi dell'atollo, la splendida laguna che bagna il lato sud della penisola e anche un'organizzazione piuttosto spartana: il terminal dell'aeroporto è infatti poco più di una capanna annunciata dall'iscrizione "Aitutaki International Airport". Niente di strano: se infatti è vero che ad Aitutaki potrete soggiornare in lussuosi resort affacciati sulle acque cristalline, il lusso di per sè non è la regola in quest'isola, dove la gente vive ancora in modo relativamente semplice, senza necessità di ostentare ricchezza.
Nella nostra via verso Sud lungo la costa dell'isola principale possiamo concederci un breve giro nell'entroterra a tratti boscoso dell'atollo. Poco a sud dell'aeroporto si erge il Maunga Pu, una collina di 123 metri da cui è possibile godersi una spettacolare vista sul mare e dove è possibile osservare diverse specie di uccelli. Nidificano qui, tra gli altri, i Kuramoo, i Loricheti Blu di Aitutaki, gli Ptilinopus Coralensis (colombe frugivore degli atolli), e poi sterne e pipistrelli.
Ptilinopus Coralensis, colomba frugivora degli atolli
Proseguendo lungo la nostra strada a Sud verso il centro maggiore, Arutanga, scendiamo lungo una splendida costa bagnata dal mare azzurro, incrociando piccoli resort, case degli abitanti del luogo, scoprendo qui già alcuni lati tipici della Polinesia: le case sono costruite su un piano, possiedono giardini fioriti e orti, e nonostante la zona sia abbastanza abitata (la costa è anche disboscata per ampi tratti) per la strada, l'unica che compie il giro dell'isola si vedono poche anime vive. Un altro tratto che impressiona il viaggiatore occidentale è la presenza di piccoli cimiteri familiari, letteralmente all'interno dei giardini: qui il senso comunitario e la concezione della morte sono tali per cui seppellire i propri parenti accanto alla porta di casa non ha nulla di strano.
Dopo una manciata di chilometri eccoci ad Arutanga, un'altra sonnolente cittadina Polinesiana nella quale gli eventi principali sono gli intrattenimenti per i viaggiatori che soggiornano ad Aitutaki e, per i devoti polinesiani, la messa domenicale in una delle tante congregazioni che si contendono i fedeli qui nel Pacifico del Sud. A tal proposito, in paese, è visitabile l'antica chiesa protestante, risalente al 1828, l'edificio intatto più vecchio dell'atollo.
L'antica chiesa protestante di Arutanga, costruita nel 1828 (FONTE)
Scendendo a sud la strada che costeggia la laguna si fa più stretta, riducendosi in alcuni tratti ad un semplice sentiero e si attraversano macchie di vegetazione, occasionali piantagioni e piccoli villaggi con l'immancabile chiesa. L'entroterra dell'isola non è molto diverso: come in tutti i luoghi della Polinesia, e in un certo senso come in molte isole del mondo, la sensazione è che anche qui non succeda mai niente, e che il tempo si sia fermato.
Nella zona meridionale dell'isola principale si possono trovare le uniche testimonianze conservate del passato pre-coloniale delle isole: sono i marae, letteralmente "case", templi e luoghi di riunione dei villaggi attivi fino alla conversione dell'isola al Cristianesimo.
Tra i principali marae ci sono Te Poaki O Rae e Paengaariki, recentemente diventato sito di scavi archeologici.
Ora, le loro rovine sono poco più che pilastri di pietra basaltica sparsi qui e lì in mezzo alla vegetazione, e la popolazione locale si interessa poco o niente ad essi, complice la paura, diffusa peraltro in tutta l'Oceania, che gli antichi luoghi di culto siano infestati da spiriti maligni (lo stesso dicono gli abitanti dell'Isola di Pasqua riguardo i Moai).
Il nostro tour all'isola principale si conclude qui, ma di Aitutaki non si può, ovviamente, non vedere la splendida laguna, ampia 21 km e di forma approssimativamente triangolare, a cui l'atollo deve la sua fama.
Sud-ovest della laguna, verso l'isola (motu) di Maina (FONTE)
Spiaggia dell'isola di Akaiami, laguna orientale (FONTE)
Sfortunatamente, gli effetti del surriscaldamento del pianeta e di El Nino, insieme ad un turismo non sempre responsabile, hanno portato la barriera corallina ad un punto critico: coralli e soprattutto pesci non sono più in abbondanza, anche se, attualmente, molti progetti sono in corso per monitorare, e curare, le difficoltà a cui gli splendidi ecosistemi marini di Aitutaki sono sottoposti.
Tra questi c'è l'Aitutaki Lagoon Monitoring Project, presentato da un video qui sotto, con cui si conclude il nostro tour nell'atollo di Aitutaki.
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