Monday, June 13, 2016

Fuggiamo dalla finestra!

Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.
(Samuel Langhorne Clemens, passato alla storia come Mark Twain)

I miei genitori sono soliti ripetermi che, per me, loro vorrebbero solo due cose: che io fossi felice, e che mi facessi una posizione.

Discutiamone.
Ho 20 anni, studio e lavoro, e per il momento le due cose vanno d'accordo: ma se un giorno non fosse più così? Se svegliarsi la mattina felice di essere al mondo un giorno dovesse fare a pugni con lo scopo, tipicamente borghese, di prendere al più presto una posizione fissa, sicura, ben definita e socialmente ambita? Cosa dovrei fare allora, e cosa fareste voi?


Ok, un passo indietro: non sto per lanciarmi in un'invettiva anarco-socialista contro la massa della gente e la sua visione del mondo: e non solo perchè le trovo ridondanti e demagogiche, ma anche perchè chi, tra noi abitanti dei paesi occidentali, non è almeno in parte contagiato dalla ricerca del porto sicuro, per il modo in cui siamo stati cresciuti ed educati? Nessuno fino in fondo, fra le persone che conosco.

La scelta
Per me, se questa ricerca della "posizione" dovesse sovrapporsi al resto, sarebbe comunque semplice: non privilegerei mai alla felicità, alla libertà e alla passione una vita sicura, trascorsa a guardare dalla finestra il mondo di fuori, senza mai viverlo davvero.
Non sarò mai soddisfatto di una vita in cui i viaggi che sogno di fare saranno solo un'evasione, una vacanza passeggera per sfogare un anno di un lavoro in cui non credo. Se dico Australia, Indonesia, Vanuatu o qualsiasi altra meta, intendo uscire dalla finestra e viverla a fondo, come un esploratore che viaggia per vivere, e vive per viaggiare. E nella vita in generale, come una persona che vive per passione e si appassiona per vivere. Lavorando in molti luoghi, conoscendo molte persone, buttandomi (metaforicamente...) il più possibile: vivere e non sopravvivere come ho invece fatto per troppi anni, insomma.

Ok, e nel concreto?
Ah sì, la posizione. Non posso vivere solo di elemosina, non mi voglio far mantenere, non so e non voglio imparare a rubare, che succederà quando nel concreto dovrò pagarmi le bollette e il cibo?
Se vi state facendo questa domanda, è stupida.
Mai mi è mancata infatti la voglia di lavorare e sacrificarmi, ma dico solo che lo farei solo per qualcosa che mi appassioni davvero: e sarà solo da quello che nascerà la "posizione". Una posizione che però vorrà dire qualcosa per me, non come un insignificante pedone su una scacchiera di re, cavalli e regine. Credete davvero che rifiuterei un futuro in cui io sia noto come un grande scrittore, scienziato e documentarista? Tutt'altro: per quel futuro lotterei 24 ore al giorno, ma so che se lo raggiungerò, sarà solo perchè il successo nella vita nasce dalla passione, e non viceversa.

Fonte: Natasha von Geldern
Wishful thinking?
In inglese si potrebbe chiamare "wishful thinking": in altre parole, è solo la mia inesperienza giovanile a suggerirmi che questo concetto di felicità sia possibile?
Forse.  Ma ho una certezza a tal proposito: meglio crederci e fallire, che non crederci fin dall'inizio. Fallisco, e posso sempre riprovare, con la benedizione di un'esperienza in più: ma se non provo dal principio, se non esco dalla mia finestra perchè ho paura dell'altezza anche se l'albero davanti casa mi porge il suo ramo per aiutarmi, un giorno rimpiangerò di non aver provato a vivere una vita di passione.
E anche se sono giovane, ho capito già che il rimpianto, come compagno di vita, non va bene. MAI.

Il vostro lavoro riempirà buona parte della vostra vita, e l'unico modo di essere soddisfatti è di fare ciò che credete sia un grande lavoro. E l'unico modo per fare un grande lavoro è amare ciò che fate.
(Steve Jobs ai neo-laureati di Stanford, 2005)

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