Sunday, October 2, 2016

Fuga da Alcatraz: il mistero dell'evasione più ingegnosa di sempre

Quella tra l'11 e il 12 giugno del 1962 è solo in apparenza una notte come le altre, al penitenziario federale di Alcatraz.
I secondini controllano di continuo le celle per verificare la presenza dei detenuti e, quando arrivano di fronte al cubicolo di Frank Morris, lo trovano a letto come impone il regolamento. Altrettanto vale per i fratelli Clarence e John Anglin e per tutti gli altri carcerati. I tre uomini citati hanno una storia di rapine e violenze alle spalle, ma ad Alcatraz ci sono arrivati solo dopo i loro tentativi di evasione dagli istituti dove erano detenuti prima. Questo però poco importa, perchè da Alcatraz, posta sull'omonima isola a due chilometri da San Francisco, non si può fuggire con successo: 38 tentate fughe, di cui quasi tutti ripresi, uccisi o annegati nelle gelide acque della baia, e 2 dispersi.
Dopo questa notte, le tentate fughe saranno 41, e i dispersi diverranno 5. Perchè questa è la notte della "grande fuga da Alcatraz", quella che ispirerà 17 anni dopo un film con Clint Eastwood, ma le guardie se ne renderanno conto solo la mattina dopo: al fischio di rito, i tre carcerati non si alzano: e così si scopre che i pacifici volti dormienti nei letti non sono quelli di Morris e degli Anglin, ma solo una loro realistica copia. E non è l'unica idea che rende questa una delle evasioni più ingegnose di sempre.


La vita all'interno della prigione di massima sicurezza che aveva ospitato anche Al Capone non attenua certo lo spirito da evasori di Morris e dei fratelli Anglin: definita "il bidone della baia di San Francisco dove tutte le prigioni federali scaricano le mele più marce", Alcatraz aveva migliorato solo in parte negli anni '50 le condizioni precarie dei carcerati.


La storia di questa fuga inizia quindi alla fine del 1961, probabilmente dall'intelletto di Frank Morris.
Un'evasione perfetta richiede non solo di saper uscire dalla propria cella e dal carcere, ma anche di allontanarsi in fretta dalla struttura, e il tutto con la massima discrezione. Ad Alcatraz, però, le miglia di mare che dividevano l'isola dalla terraferma rappresentano un ulteriore deterrente alle fughe.

Per uscire dalla cella, Morris, i due Anglin e Allen West, un altro detenuto determinato ad andarsene, allargano con utensili di ferro e posate rubati il condotto dell'aria sottostante ai lavandini delle loro stanzette. Il tutto richiede molti mesi di lavoro serale, durante i quali Morris suona l'armonica per fare in modo che il rumore non venga notato dai secondini.

Il cunicolo si apre dall'altra parte in un corridoio di servizio non sorvegliato.
Una volta allargato il cunicolo, a turno i quattro detenuti trascorrono le sere, solo nei minuti di intervallo tra alcuni dei 13 controlli giornalieri che effettuano le guardie nelle celle, in uno spiazzo di questo corridoio. Lì preparano una zattera e dei giubbotti di salvataggio usando degli impermeabili e, con carta igienica, sapone e capelli veri, volti umani destinati a sostituirli nei letti al momento della fuga.

Una delle celle dei detenuti, con il cunicolo per la fuga 
Morris e compagni rimuovono poi una botola che da sul tetto dell'edificio, raggiunta arrampicandosi sui tubi nelle pareti del corridoio di servizio.

Così è tutto pronto per la loro evasione, che ha luogo la notte dell'11 giugno 1962. Allen West non raggiunge in tempo i suoi tre complici, poichè non rimuove abbastanza in fretta la griglia che nasconde il cunicolo per la fuga. Morris e i fratelli Anglin salgono allora sul tetto, scendono da un condotto a terra e poi, dopo aver scavalcato un muro di 50 metri, abbandonano la struttura dall'unico angolo non sorvegliato, dove gonfiano la zattera con una concertina, uno strumento musicale simile a una fisarmonica e si avventurano in mare. Da qui in poi nessuno avrà più notizie di loro.

Da sinistra: Frank Morris, Clarence e John Anglin
West, che collaborerà con gli investigatori per non essere punito vista la sua complicità nell'evasione, dichiarerà che i tre puntavano a raggiungere Angel Island, a nord, per poi raggiungere la terraferma, rapinare un negozio e rubare un'auto. Ufficialmente, nulla di ciò sarà riportato nella zona, mentre un taccuino con indirizzi dei parenti degli Anglin verrà invece rinvenuto mentre galleggia nella baia. Il terzo indizio a causa del quale le autorità sosterranno la morte dei tre evasi fu la testimonianza della nave norvegese SS Norefjell, che al largo della California avvista, senza avvicinarsi, un corpo vestito in modo simile a quello del detenuto medio di Alcatraz. Infine, l'FBI troverà ad Angel Island, abbadonata e rovinata.

Nonostante questi indizi, che porteranno alla chiusura del caso nel 1979, l'ipotesi suggestiva secondo cui almeno qualcuno di loro sia ancora vivo riecheggia ai nostri tempi in programmi come quello mandato in onda dalla National Geographic nel 2011, che sostenne fossero state trovate impronte umane allontanarsi dai resti della zattera, e che un furto d'auto nella zona fu effettivamente riportato. Se non si trattava solo di scoop che contraddiva la versione ufficiale per scopi di audience, allora la fuga potrebbe aver ottenuto per davvero successo, e Morris con i fratelli Anglin potrebbero essere ancora in circolazione, probabilmente al di fuori degli USA.
Un mistero, forse, destinato a non essere mai risolto.

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